La Calabria è straordinaria, ha mete paradisiache dai monti al mare e riesce ad emozionare. Tra queste, lungo la Costa degli Dei c’è una parte di territorio imperdibile, quello di Vibo Marina la principale frazione costiera del Comune di Vibo Valentia.
La cittadina si colloca nella zona centrale del litorale vibonese, ossia in quel tratto di costa che corre lungo il cosiddetto “corno di Calabria”, a sud del Golfo di Sant’Eufemia, e che comprende sostanzialmente tutti i comuni costieri della Provincia di Vibo Valentia, da Pizzo a Nicotera.
All’interno dello stesso comune, inoltre, andando verso sud vi sono le più piccole frazioni di Bivona e di Portosalvo, mentre nella zona collinare, più in alto rispetto al livello del mare, troviamo i piccoli borghi di San Pietro e di Longobardi che diventano, per ragioni di distanza e storiche ed economiche, comunità lontane dagli usi e costumi del capoluogo di provincia, con una propria identità.
Ma andiamo con ordine!
Storicamente tutta questa zona costiera è stata sempre legata al commercio marittimo, alla pesca e soprattutto (ieri come oggi) al porto. L’intera Vibo Marina (conosciuta fino agli inizi del ’900 con il nome di Porto Santa Venere) si è sviluppata e sorge proprio intorno al suo porto. In verità, già anticamente questa zona costiera, per via delle sue caratteristiche naturali è stata un’importante sede portuale, dunque, il legame con il porto costituisce una delle principali identità culturali degli abitanti. In località Trainiti, vicino alla frazione di Portosalvo, (dove ancora oggi è possibile avvistarne i resti) in effetti sorgevano già nel neolitico approdi per il commercio dell’ossidiana dalle isole Eolie. Con la colonizzazione greca nello stesso luogo, verrà costruito il porto di Hipponion (Colonia greca che poi prenderà il nome di Valentia in epoca romana e Monteleone in epoca medievale, fino al 1928 quando verrà ripristinato il nome di Vibo Valentia) dove nel corso della storia non solo si praticava la pesca del tonno ma divenne anche base militare nel periodo delle guerre puniche e rafforzato per contrastare le incessanti incursioni saracene. Nell’abitato di Vibo Marina, invece, era presente un attracco minore, con un piccolo insediamento che, iniziato con i Borboni e inaugurato nel 1865, si è ingrandito fino a crescere ed industrializzarsi, come lo conosciamo oggi.
Per quanto riguarda il suo antico nome, si collegherebbe a “Santa Venere”, dovuto forse a un antico culto della dea Venere praticato in questa zona a cui successivamente si sarebbe sovrapposto quello della martire cristiana.
Questo nome, seppur molto più antico, è legato anche al ritrovamento di una statua in marmo di epoca romana (identificata dagli abitanti con la Santa) posta dapprima sopra la fontana (detta anch’essa di “Santa Venere”) e poi trasferita – grazie all’interessamento della Pro Loco di Vibo Marina – su un basamento all’interno di un’aiuola all’incrocio tra il Lungomare Cristoforo Colombo e Corso Michele Bianchi, dove è tutt’ora visibile.
Appurato che il territorio di Vibo Marina è legato al porto e tutte le sue attività ad esso legate, come anche i collegamenti turistici per le Isole Eolie o la vicina stazione di Vibo-Pizzo o anche la presenza di una delle sedi una delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera più grandi d’Italia, cosa fare e cosa visitare?
Una volta arrivati nel centro di Vibo Marina, non si può fare a meno di ammirare lo splendido panorama incorniciato fra le due braccia del porto: il mare, il tramonto, le barche dei pescatori, i pontili. Fare una passeggiata sul bellissimo lungomare è il modo migliore per ammirarlo. Arrivati all’ingresso del piazzale della Capitaneria di Porto, ci si può fermare in contemplazione sulla banchina Fiume, magari gustando un gelato o una deliziosa granita al piccolo chiosco che si trova nei pressi.
Durante la passeggiata, a metà del percorso e quasi nascosta, all’interno di un’aiuola che separa il lungomare dal corso c’è la già citata statua di Santa Venere (una piccola statua bianca, consumata dal tempo). Ma è davvero Santa Venere? In verità si tratta di un reperto di epoca romana, databile tra la seconda metà del II ed il III secolo d.C., che raffigura una ninfa addormentata su un rilievo roccioso coperto dal suo manto, identificata dagli studiosi con Arianna addormentata sull’isola di Nasso, dopo essere stata abbandonata da Teseo.
Allontanandoci dal lungomare e procedendo verso il centro, si arriva facilmente alla piazzetta intitolata a Mons. Domenico Costa, primo parroco di Vibo Marina ed è qui sorge un posto che sicuramente merita una visita: il santuario mariano “Stella Maris”, nato dalle basi di una primitiva e piccola chiesa e parrocchia dedicata a Maria SS. del Rosario di Pompei.
La pesca con sistemi fissi, lungo la costa del golfo di S. Eufemia, ha origini molto antiche, che si possono far risalire alla fondazione della città di Hipponion, l’attuale Vibo Valentia, sul finire del VII secolo a.C. Nel secolo XV e XVII l’attività della pesca del tonno ebbe un forte incremento ed è a questo periodo che risale infatti la costruzione delle tonnare di Briatico, S. Venere, Bivona e Pizzo.
Ed è il posto giusto per immergersi nella cultura popolare locale. Infatti è possibile vedere l’edificio che ospitava la tonnara Santa Venere, le cui prime notizie risalgono al periodo compreso tra il 1444 e il 1459. Passata in mano a più famiglie nobili e ad oggi proprietà privata, l’edificio era posto all’interno di una poderosa struttura in muratura, sul cui ampio portale era costruito un locale a torretta (ancora ben visibile). L’area interna della loggia poggiava su archi in muratura che separavano la zona di pulitura da quella provvista di fornace che alimentava la caldaia per la bollitura del pesce, mentre all’esterno, sul fianco sinistro della loggia, vi era la zona di rimessaggio delle barche.
Altra tonnara e anche meglio conservata, è quella di Bivona nei pressi del mare e sede in passato di diverse tonnare e i rais (cioè i capi dei “tonnaroti” - coloro che guidavano la pesca e la gestione della tonnara) appartennero tutti alla famiglia Canduci, di origine siciliana e gli ultimi a praticare questa attività. Quella visibile ancora oggi risale alla fine dell’800 e che rimase a lavoro fino al 1947, anno in cui per l’ultima volta si calò la tonnara nel mare di Bivona. Ad oggi non è visitabile all’interno, ma il Comune di Vibo Valentia e le associazioni del territorio con la Pro Loco, ci stanno lavorando affinchè ritorni a splendere come un tempo.
Oltre ad immergersi nella storia popolare, poco distante dalla linea costiera della Marina si trova il Castello di Bivona (costruito a partire dal XII secolo), che sorge in una ampia zona agricola, sull’area di una antica villa romana, già prima sede di una importante costruzione sacra. La posizione sicuramente era un’importante posizione strategica, in prossimità di un’insenatura naturale, che ne aveva fatto un porto naturale molto importante e da qui si poteva controllare lo scalo marittimo e i suoi traffici.
Lasciatevi affascinare dalla location perché vi troverete su un importante sito archeologico, testimoniata dal ritrovamento di diverse ceramiche e materiali, nonché il perimetro di alcune strutture ben visibili dall’alto o a terra. Sia il livello inferiore che quello superiore sembrano divisi longitudinalmente creando un lungo corridoio al pian terreno, che dava accesso a una sala con volte a botte e a due camere con volta a crociera di cui rimangono tracce nelle mura che rimangono in piedi. La sua architettura è costituita da una forma regolare, una sorta di trapezio ai cui angoli si trovano 4 torri cilindriche, la torre di Nord-Est è quasi del tutto diroccata (forse la più antica), mentre le altre tre sono in buono stato di conservazione. Pare sia proprio una delle torri la costruzione primaria, riferibile al XII secolo mentre poi il castello venne costruito nei secoli a seguire.
Una curiosità: Nel 1500 il castello divenne sede per la fabbricazione dello zucchero e da qui si elevò un secondo piano per sistemare tutti gli impianti necessari, in quanto il primo piano era già occupato dalle guarnigioni. Pare, però, che già agli inizi del 1700 il castello fosse abbandonato e in rovina.
Come arrivarci?
Il Castello è visibile dalla strada, poche sono le segnalazioni, basterà lasciare l’auto in un parcheggio sulla strada e fare una piacevole passeggiata tra la natura per raggiungerlo. Difficilmente lo troverete aperto, ma nessuno vi impedirà di visitarne gli esterni, le mura imponenti che in qualche angolo possono dare accesso almeno con gli occhi, sugli interni, dove si possono osservare alcuni segni caratteristici delle architetture del castello. Certamente non sarà una lunga visita, ma ne vale la pena se vi trovate nei pressi di Vibo Marina.
Ma il Castello di Bivona non è l’unica bellezza che racconta la storia locale.
Infatti, tra il 1500 e il 1800, esso risultava inserito in un complesso sistema di difesa dell’intera costa vibonese che basava la sua efficacia militare e funzionalità sulla perfetta integrazione con le torri di avvistamento e di segnalazione presenti nell’area compresa tra Pizzo e Briatico e molte di queste torri di avvistamento oggi sono scomparse o visibili solo in parte.
Però percorrendo il viale S. Parodi in direzione nord-sud, inglobata all’interno di un complesso di palazzi, è possibile vedere i resti della Torre “Marzano”, risalente al XVII secolo. Il nome deriva dalla famiglia proprietaria del fondo su cui sorgeva la torre ed è una struttura a base circolare, che in origine doveva essere molto più alta di come oggi appare. Dunque, inserita ormai in un contesto urbano moderno, la torre rimane una delle ultime testimonianze dell’antica Porto Santa Venere.
Dopo aver visitato per bene il territorio di Vibo Marina, intorno, è possibile visitare la vicina Pizzo Calabro e le sue bellezze e dal lato opposto, è possibile immergersi nel bel contesto di Briatico. A voi la scelta!
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Noi ne abbiamo parlato con la Pro Loco di Vibo Marina, che rimane a disposizione per raccontare con passione e in modo dettagliato la lunga storia e la bellezza di un territorio fantastico, che rientra benissimo in una #CalabriaTravelExperience inaspettata e tutta da vivere!
Credits
Fotografie di Pro Loco Vibo Marina (IG @vibo_marina_proloco), Antonino Messina, Anna Defina, Irene Sorrentino, copertina di Renato Cozza
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